Una piaga lunga trentasette chilometri

Una piaga lunga trentasette chilometri

“Ci costringevano a rimanere nudi, a volte ci picchiavano e poi ci obbligavano a tornare indietro in Bielorussia, in alcuni casi anche attraversando un fiume la cui acqua era molto fredda. Ci dicevano che ci avrebbero sparato se non avessimo attraversato il confine”.

Queste sono le parole pronunciate ad Amnesty International da Hassan, un iracheno che ha trascorso cinque mesi nei pressi della frontiera nel corso di quest’anno.

L’esempio sopra riportato non è sfortunatamente l’unico: molti altri si sono dovuti trovare nella sua stessa situazione. Non sono noti i motivi di un simile trattamento, riconducibile al comando militare lettone, spesso responsabile di rimpatri forzati. Ad ogni modo, in un Paese facente parte dell’UE, l’accoglienza nei confronti dei richiedenti asilo è sempre stata una cosa prioritaria, indipendentemente dal luogo di provenienza, etnia o religione. Sta di fatto che, infatti, assieme alla Polonia e alla Lituania, la Lettonia è stata accusata di respingimento di massa a partire dall’agosto 2021.

“O tornerai a casa tua o non lascerai mai la foresta”, Rivela il trattamento brutale da parte dello stato lettone ai migranti e ai rifugiati, compresi i bambini, che sono stati detenuti (e sono tutt’ora detenuti) arbitrariamente in strutture segrete nelle foreste presenti lungo il confine e costretti illegalmente e violentemente a tornare in Bielorussia.

La Lettonia ha infatti lanciato un brutale ultimatum a migranti e rifugiati: accettare di tornare ‘volontariamente’ nel proprio Paese o essere abbandonati al proprio destino e al gelo lungo la frontiera, rischiando la detenzione organizzata dallo stesso apparato di giustizia che esegue trattamenti indegni e condannabili, violando diversi articoli citati nella Carta dei diritti dell’Unione Europea:

Articolo 1 (Dignità umana):

La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.

Articolo 3 (Diritto all’integrità della persona):

Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. …)

Articolo 4 (Proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti):

Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti.

Articolo 6 (Diritto alla libertà e alla sicurezza):

Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza.

Articolo 18 (Diritto di asilo):

Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del trattato che istituisce la Comunità europea.

Articolo 19 (Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione):

Le espulsioni collettive sono vietate.

Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti.

Articolo 35 (Protezione della salute):

Ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali. Nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana.

Articolo 54 (Divieto dell’abuso di diritto):

Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata nel senso di comportare il diritto di esercitare un’attività o compiere un atto che miri alla distruzione dei diritti o delle libertà riconosciuti nella presente Carta o di imporre a tali diritti e libertà limitazioni più ampie di quelle previste dalla presente Carta.

Parlando di eventi e dati, il 10 agosto 2021 è entrato in vigore lo stato d’emergenza, che ha sospeso il diritto di chiedere asilo in quattro zone di confine. Poi, tra il 20 agosto 2021 e il 18 febbraio 2022 sono state avanzate alla Corte Europea dei diritti umani 69 richieste di misure provvisorie nei confronti dei suddetti Stati, di cui ben 65 sono state accolte. Infine, in una comunicazione, trasmessa a fine novembre 2021, La Commissione europea ha riferito di un totale di 7.698 migranti arrivati nell’UE dalla Bielorussia tra l’inizio dell’anno e il 16 novembre 2021, rispetto ai 257 registrati nel 2020. Di questi, 414 erano arrivati in Lettonia. La maggioranza era di nazionalità siriana, irachena e afghana.

Alla luce degli eventi presi in analisi, resta difficile ipotizzare una svolta che riesca a ristabilire l’equilibrio interno ed esterno a due paesi ostacolati da una lunga cortina di ferro di trentasette chilometri.

Fonti:

https://it.euronews.com/2021/11/18/le-repubbliche-baltiche-in-allarme-per-la-crisi-migratoria-con-la-bielorussia

https://www.amnesty.it/lettonia-rifugiati-e-migranti-arrestati-arbitrariamente-torturati-e-costretti-a-tornare-volontariamente-nei-loro-paesi/

https://www.meltingpot.org/2022/10/in-lettonia-rifugiati-e-migranti-sono-sottoposti-ad-arresti-arbitrari-torture-e-deportazioni/

https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:6901481441293586432/

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:12012E/TXT

(Del TFUE abbiamo consultato l’articolo 78, comma 3)

https://it.euronews.com/2021/08/10/migranti-dalla-bielorussia-la-lettonia-autorizza-la-polizia-all-uso-della-forza

https://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf

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