Rapporto Ungheria 2021-2022: caso spyware Pegasus e violazioni dei diritti umani.

Rapporto Ungheria 2021-2022: caso spyware Pegasus e violazioni dei diritti umani.

L’Ungheria era osservata già da un decennio dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Con l’avvento della pandemia e conseguentemente il peggioramento delle condizioni all’interno del paese, non era più possibile ignorare la violazione di diritti dichiarati nella Carta dei Diritti Europei e nella stessa legislazione ungherese.


Ecco una linea temporale dei avvenimenti di maggiore importanza:

Luglio 2020

Con una decisione retrospettiva assunta a luglio, la Corte costituzionale ungherese ha confermato il divieto di svolgere assemblee e manifestazioni per un periodo di sei mesi.

Durante lo stato d’emergenza è stato introdotto un nuovo sistema restrittivo di asilo.

Gennaio 2021

A gennaio è stata abolita, senza consultazione, l’autorità per la parità di trattamento, un organismo istituito per la protezione dei diritti umani, e le sue funzioni sono state trasferite all’ufficio del commissario per i diritti fondamentali.

Settembre 2021

A settembre, l’Alleanza globale delle istituzioni nazionali per i diritti umani ha raccomandato di declassare lo status del commissario da “A” a “B”, in conformità con i princìpi di Parigi, poiché l’ufficio non si era impegnato o non aveva affrontato tutte le questioni relative ai diritti umani nel paese.

Maggio 2022

A maggio, l’Ungheria ha assunto la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa per sei mesi.


Alcuni tra i diritti violati sono:

Discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e/o identità di genere.

Nel giugno 2021, l’Ungheria ha adottato una legge omofobica e transfobica. La legge in questione vieta l’accesso ai minori di 18 anni a materiale che ritrae omosessualità o non conformità di genere. La nuova legge viola i diritti alla libertà d’espressione, alla non discriminazione e all’istruzione. La Commissione europea, a luglio, ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Ungheria.

Discriminazione donne.

Le donne hanno continuato a subire una diffusa discriminazione di genere. Molte politiche e comunicazioni governative hanno rafforzato gli stereotipi di genere. La riluttanza dei datori di lavoro a fornire modalità di lavoro flessibili, combinata con la tradizionale assegnazione di compiti di cura all’interno della famiglia alle donne, ha esacerbato l’impatto negativo della pandemia sulla parità di genere.

Discriminazioni razziali.

I bambini provenienti da famiglie rom che vivono in povertà hanno continuato a essere separati dalle loro famiglie e affidati a cure statali a lungo termine. Questa pratica è vietata dalla legge ungherese sulla protezione dei minori. Il Gruppo di lavoro del Consiglio per i diritti umani si è detto preoccupato per la diffusione di discorsi di odio razzista contro i rom e altre minoranze e per i crimini d’odio.

Diritto alla privacy.

Più di 300 cittadini ungheresi sono stati identificati come possibili obiettivi dello spyware Pegasus, un prodotto dalla società di tecnologia di sorveglianza Nso Group. Vittime sono stati soprattutto giornalisti opposti al governo in carica. La legge ungherese sui servizi di sicurezza nazionale continuava a violare l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani. A luglio, in una sentenza unanime, la Corte europea dei diritti umani ha rilevato una violazione del diritto alla privacy per i controlli di polizia rafforzati utilizzati dal 2013.

Diritti di rifugiati e migranti.

A gennaio, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha sospeso le operazioni in Ungheria, dopo che il governo non ha tenuto conto di una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue del dicembre 2020, sfavorevole alla sua legislazione e alle sue pratiche in materia di asilo. La Corte aveva stabilito che i respingimenti su larga scala introdotti dalla legge nel 2016 violavano l’obbligo dell’Ungheria di garantire ai richiedenti asilo un accesso effettivo alla protezione internazionale. Nel 2021 si sono verificati oltre 71.000 respingimenti al confine serbo-ungherese. A marzo, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che trattenere i richiedenti asilo in aree note come “zone di transito” corrispondeva a detenzione illegale. Tale pratica tuttavia è continuata.

Libertà di associazione e riunione.

La legge sulla “trasparenza delle organizzazioni della società civile in grado di influenzare la vita pubblica” è entrata in vigore il 1° luglio, portando a un ulteriore controllo e stigmatizzazione delle Ong. La nuova legge era necessaria per una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue del giugno 2020, secondo cui la legge del 2017 sulla trasparenza delle Ong introduceva restrizioni discriminatorie e ingiustificate alla libertà di associazione. Tuttavia, pur abrogando la legge precedente, il parlamento ha introdotto nuovi regolamenti che ancora una volta hanno indebitamente limitato il diritto alla libertà di associazione.

Diritto ad un processo equo.

Nonostante una sentenza della Corte europea dei diritti umani del 2016, secondo cui la destituzione del presidente dell’ex Corte suprema ungherese, András Baka, aveva violato il diritto a un processo equo e il diritto alla libertà d’espressione, l’Ungheria ha continuato a non attuare la decisione e a non adottare misure generali per proteggere da interferenze indebite il diritto dei giudici alla libertà d’espressione e altri diritti. Uno sviluppo positivo è stato il verdetto della Corte costituzionale ungherese, emesso a marzo, con il quale è stata dichiarata incostituzionale la disposizione che consentiva la detenzione preventiva illimitata in attesa di una prima decisione, poiché violava il diritto alla libertà; la Corte ha ribadito che la detenzione preventiva doveva avere un limite assoluto. La norma è stata pertanto abrogata a settembre. Tuttavia non è possibile rilevare un sostanzioso miglioramento dopo l’abrogazione della norma.

Fonte:

https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2021-2022/europa-e-asia-centrale/ungheria/

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