Oppressori o Oppressi?

Oppressori o Oppressi?

Dopo due anni di pandemia, a distanza di due mesi dall’inizio dell’anno, il 2022 ci apre gli occhi di fronte allo scontro tra Russia e Ucraina.
IL conflitto è più vicino di quanto potremmo immaginare, soprattutto per noi giovani che spesso pensiamo alla guerra come ad un qualcosa di lontano sia storicamente che geograficamente.
Forse non è così sbagliato riflettere su un possibile coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto. Dunque, quanto è veramente lontana questa guerra? E quanto è distante l’ipotesi che la situazione ci coinvolga direttamente?

Il concetto di guerra fisica è lontano dall’immaginario di molti giovani ed è spesso confinato ai libri di storia; ci limitiamo a studiare il programma ministeriale e ignoriamo tutto ciò che non riguarda il nostro paese e che non ci fa uscire dalla nostra sicurezza e dal nostro comfort.
Certo, le modalità della guerra sono cambiate. Ad oggi non si parla più solo di armi e macchine da guerra ma anche di strumenti che la tecnologia e la ricerca ci offrono e che rendono decisivo il conflitto. È importante riflettere sulla gravità della situazione che stiamo vivendo. Il ripudio della guerra è un valore incarnato dalla maggior parte delle persone e anche da noi giovani, ma non in tutto il mondo. La guerra non è sempre vista come una manovra estrema a cui non bisogna arrivare; certe volte è un mezzo più veloce ed efficace per ottenere, sebbene con la forza e il terrore, tutto e subito.

È sempre stato così: chi è più potente è più forte. Chi è più potente trova il modo di schiacciarti e di metterti a tacere. Chi è più potente ti fa vedere i fatti come più gli conviene.

Come si fa al giorno d’oggi a risultare potenti senza allo stesso tempo passare per dittatori? Con l’arrivo di internet è ormai impossibile passare inosservati, e risultare sempre “puliti”.
Un esempio calzante di tale tentativo è avvenuto in Russia quando Putin ha cercato, nel 2022, di scollegare tutto il paese dalla rete globale. Seppure questo non sia avvenuto, in quanto si tratta di un’operazione estremamente complicata da realizzare, è altresì stato molto più semplice ottenere il controllo, centralizzare l’acceso alla rete mondiale, e di conseguenza applicare filtri o censure alle attività effettuate dagli utenti.
Le conseguenze principali di tutto ciò si ripercuotono sulla libera circolazione delle informazioni; in un clima del genere il rischio che le informazioni che circolano siano false e fortemente manipolate per portare ad una visione dei fatti fortemente distorta, è estremamente alto.
È proprio questo quello che si vuole evitare: l’informazione. Il governo russo ha cercato, o meglio sta ancora cercando, di limitare le informazioni non solo dall’esterno all’interno ma soprattutto dall’interno all’esterno. Ha cercato di mettere la Russia sotto una campana di vetro in modo da soffocare le atrocità della guerra.
Questo tentativo di isolamento è una vera e propria violazione del diritto all’informazione e alla divulgazione, uno dei tanti diritti violati dalla Russia nel conflitto.
I racconti e le immagini che ci giungono dalle terre ucraine sono una diretta testimonianza delle negazioni di numerosi diritti quali il diritto alla vita e alla dignità della persona, quello alla libertà di movimento e di circolazione, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il diritto all’istruzione e al lavoro, il diritto di proprietà.
Tutto questo a dimostrazione del fatto che molte cose che diamo per scontate, come ad esempio l’accesso ad Internet, la libera gestione di account social e la conseguente possibilità di diffondere tramite questi ciò che vogliamo, in realtà è tutt’altro che scontato. Dobbiamo ritenerci più che fortunati delle possibilità che abbiamo, di poterci esprimere liberamente, e di poter avere un’informazione sui fatti che accadono intorno a noi.

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