USA: L’orrore di Guantanamo

USA: L’orrore di Guantanamo

Il trattamento dei detenuti è adeguato, non ho alcun dubbio che sia umano, appropriato, e in linea generale conforme alla Convenzione di Ginevra

Donald Rumsfeld – ministro della Difesa americana, 2001

Rumsfeld dice che a Guantànamo la Convenzione di Ginevra viene rispettata. Beh, io a Guantanamo ci sono stato per due e anni e mezzo, e posso affermare che manca qualunque elementare diritto umano. Dov’è allora la Convenzione di Ginevra?

Ruhal Ahmed – ex detenuto di Guantanamo

Il carcere di Guantànamo è soltanto uno degli esempi di clamorose violazioni dei diritti umani commesse dagli Stati Uniti nella storia recente, tra cui Hiroshima e Nagasaki e la guerra in Vietnam in politica estera, ma anche le controversie legate all’uso della pena di morte(legale ancora in 28 dei 50 stati federali) e il recentissimo ribaltamento della sentenza Roe contro wade sul diritto costituzionale all’aborto.

Abbiamo scelto di analizzare questo caso di evidente violazione di ogni legislazione internazionale in materia di diritti umani. È quasi paradossale pensare che uno dei paesi fondatori dell’Organizzazione delle nazioni unite e addirittura uno dei cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza sia in realtà il primo a infrangere i valori da essi stessi professati. Gli Stati Uniti d’America hanno sviluppato, soprattutto dopo la fine del secondo conflitto mondiale, una intensissima azione propagandistica che li proponeva come gli assoluti difensori della democrazia a livello mondiale. In nome della “democrazia” hanno compiuto atti vergognosi, intervenendo in diversi contesti che non gli competevano, e nascondendosi dietro la scusa dell’esportazione della civiltà e della libertà hanno compiuto atti illegali e immorali, mirando egoisticamente ai propri fini politico-economici. Un esempio clamoroso di ciò in cui la partecipazione degli USA attraverso la CIA è accertata è il golpe militare che l’11 settembre 1973 rovesciò in Cile il governo di Salvador Allende, esponente del partito socialista cileno che era stato poco tempo prima eletto democraticamente.

Ma tornando sui nostri passi, Guantànamo rappresenta a pieno l’ipocrisia degli Stati Uniti, di una nazione autoproclamatasi paladina della Libertà che mantiene aperto per vent’anni un carcere in cui il detenuto perde lo stesso stato di essere umano. È inammissibile, soprattutto per volontà di una delle maggiori potenze mondiali, la stessa esistenza di un luogo come questo: un luogo in cui ogni diritto naturale perde il suo valore e il recluso viene sottoposto a torture fisiche e psicologiche devastanti concepite con una crudeltà inimmaginabile non può e non deve esistere nel terzo millennio, in un’epoca in cui dovremmo superare le differenze reciproche per affrontare sfide maggiori che riguardano la nostra intera specie, come la crisi energetica e il cambiamento climatico.

Trentanove uomini sono ancora reclusi nel campo di prigionia, di cui 27 senza essere imputati di alcun reato. La responsabilità va ricercata, ovviamente, nell’allora presidente americano George Bush e nei due psicologi che furono assunti dal governo per architettare le torture a cui sono stati sottoposti per venti anni gli internati, tra cui ricordiamo il waterboarding, una delle più atroci. Bush è ovviamente coinvolto, inquanto  mandante della costruzione del carcere. Il suo ruolo preciso nella faccenda è tuttavia dubbio e ancora discusso: sappiamo che le sue intenzioni originali fossero quelle di cercare e catturare i terroristi legati all’attentato al world trade center, ma sappiamo anche che fine ha fatto questo “mito di una presunta giustizia” ricercata dagli USA. Certo è che il vicepresidente Dick Cheney disse che “l’unica alternativa alla creazione di Guantànamo bay sarebbe stata uccidere direttamente i terroristi”, chiarendo la posizione del governo Bush sulla questione. Ad ogni modo, non ci sono molte informazioni sull’esatto coinvolgimento che egli ha avuto nel caso, e quelle che possiamo fare sono solo congetture. 

Il Presidente George Bush

Più chiara è invece la mansione svolta dai due psicologi James Mitchell e Bruce Jessen, assunti dalla CIA nel 2002 ( con uno stipendio di 1800 dollari al giorno) per creare una serie di torture destinate ai prigionieri di Guantànamo, procedure da loro chiamate “ tecniche di interrogatorio severe”. Questo programma di tortura disumano era accompagnato da lunghissimi interrogatori, che duravano fino a 18 ore al giorno. Nel 2005 i due crearono una società privata che formava personale per condurre questo tipo di torture. Quando nel 2009 terminarono i loro rapporti con la CIA, la società aveva incassato 81 milioni di dollari

Mitchell, chiamato a deporre nell’udienza preliminare del processo di Khalid Sheikh Muhammed, pakistano ritenuto la mente dell’attentato al world trade center, ha affermato che non si è pentito della sua opera e che lo rifarebbe di nuovo, perché, citando “il dovere morale di proteggere le vite dei miei connazionali prevaleva sulle sofferenze che avrei provocato nei terroristi che ci avevano attaccato volontariamente”. È evidente come l’etica di Mitchell sia altamente discutibile e influenzata dalla propaganda patriottica americana: Il suo operato, soprattutto a fronte delle decine di milioni di dollari guadagnate da lui e Jessen, è immorale, e non è assolutamente giustificato dalla volontà di proteggere i suoi connazionali, come egli afferma.

Non si può più temporeggiare: Il presidente Biden deve rispettare la promessa fatta in campagna elettorale e chiudere per sempre questo abisso in cui i diritti umani perdono il loro valore. I colpevoli devono essere smascherati, messi a processo e puniti in modo equo: la giustizia deve fare, dopo vent’anni, il suo corso. Purtroppo è impossibile restituire a chi è stato ingiustamente internato a Guantànamo Bay gli anni di vita persi, e rimediare ai danni incalcolabili causati al loro fisico e alla loro psiche, ma crediamo e speriamo che la chiusura definitiva del carcere e la punizione dei responsabili possa almeno recargli un po’ di sollievo. È giunta l’ora di fare luce sull’ipocrisia degli Stati Uniti, questo velo di menzogne è già durato per troppo tempo.

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