All’inizio della guerra fra Russia e Ucraina, Amnesty International, organizzazione che si occupa della salvaguardia dei diritti umani nel mondo, riportano il disastro umanitario che sta avvenendo nel paese: 4 milioni di profughi, 6 milioni di sfollati interni e oltre 14.000 arresti per chi esprime dissenso all’interno della Russia.
Amnesty sta lavorando alla costruzione di corridoi umanitari sicuri per la popolazione, cercando di documentare i danneggiamenti delle infrastrutture civili e l’uso di armi vietate dalle convenzioni internazionali da parte dei russi, oltre che denunciare l’arresto dei dissidenti in Russia e l’uso della censura da parte del Cremlino sulle voci contrarie alla guerra.
“L’invasione militare russa in Ucraina rappresenta un atto illegale che vìola il diritto internazionale e i diritti umani” – ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Fin dai primi giorni del conflitto, Amnesty International si è mobilitata per raccogliere prove che consentano di processare i responsabili di tali gravi crimini e garantire giustizia a coloro che ne sono stati vittime. Sta inoltre portando avanti un importante lavoro di sensibilizzazione e pressione, a livello nazionale ed internazionale, per denunciare la campagna portata avanti dalle autorità russe contro il giornalismo indipendente, il movimento contro la guerra e le voci dissidenti. È stato lanciato un appello mondiale al governo russo sollecitandolo a rispettare il diritto internazionale, a proteggere i civili e a fermare l’aggressione contro l’Ucraina.
Le gravi violazioni delle norme che regolano i conflitti costituiscono crimini di guerra. Alcune di esse sono qualificate come tali dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale.
Il Tribunale penale internazionale potrebbe esercitare la sua giurisdizione sui crimini di guerra commessi in Ucraina, dato che nel 2015 questo stato ha accettato la competenza del Tribunale per i crimini commessi sul suo territorio a partire dal 20 febbraio 2014. La Russia aveva firmato lo Statuto di Roma nel 2000 ma ha ritirato la firma nel 2016.
L’intervento militare in Ucraina può configurarsi come crimine di aggressione ai sensi dello Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale, il cui articolo 8 bis (1) lo definisce come “atto di aggressione che, per le sue caratteristiche, la sua gravità e la sua dimensione, costituisce una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite”.
Sebbene il Tribunale penale internazionale non avrà giurisdizione sul crimine di aggressione in questa situazione, in diversi stati, tra cui la stessa Ucraina, sono in vigore leggi nazionali che consentono procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili di tale crimine.
L’invasione dell’Ucraina ha già provocato attacchi indiscriminati contro zone residenziali, strutture mediche, infrastrutture sociali e altri obiettivi e infrastrutture civili e ha causato morti e feriti tra la popolazione civile. Ha causato uno sfollamento di massa e la distruzione di abitazioni. Nei combattimenti di Donetsk e Luhansk, soprattutto nel 2014-15, vi sono state esecuzioni extragiudiziali, torture e maltrattamenti, sparizioni forzate e privazioni arbitrarie della libertà.