“Donna, Vita, Libertà”

“Donna, Vita, Libertà”

Sappiamo tutti cosa sta succedendo da metà settembre a questa parte in Iran; una serie di rivolte dopo l’omicidio di “ Mahsa Amini”. Ma non è la prima volta che si sente parlare di movimenti insurrezionali in Iran, il femminicidio dello scorso metà settembre è stata solo la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” dopo 40 anni di tensione; una rivolta che stava maturando da tempo in ogni strato sociale.

Il percorso di emancipazione occidentale è già iniziato da una rivolta del 1979: le intellettuali iraniane del “gender jihad” si adoperarono per promuovere l’uguaglianza di genere, anche a livello teologico, per contrastare l’adozione delle misure di legge a seguito di quella rivoluzione erano state adottate delle misure di legge che poggiavano su un approccio di controllo ai corpi.

“La goccia che ha fatto traboccare il vaso”

Mahsa Amini, ragazza di 22 anni, morta 3 giorni dopo essere stata arrestata, perché non indossava correttamente l’hijab. Il 13 settembre è stata arrestata a Teheran e dopo solo 2 ore portata con urgenza all’ospedale di Kasra in coma. La ragazza era sotto vigilanza della “polizia della sicurezza morale” della Repubblica islamica. La polizia ha negato le accuse di tortura, collegando la morte ad un improvviso attacco di cuore. Tuttavia sono circolate delle immagini di Mahsa Amini con occhi gonfi e neri e sanguinamenti dalle orecchie che farebbero pensare tutt’altro. Le prime proteste sono iniziate lo stesso 16 settembre, giorno in cui Mahsa è morta, fuori dall’ospedale in cui risiedeva.

Differenze con le precedenti manifestazioni

In seguito a questo, l’indignazione per la morte e per la modalità della morte di Mahsa ha sollevato una serie di proteste inarrestabili che si è diffusa in tutto il paese, ha visto le donne in prima linea, ma non solo le donne, si è diffusa in tutte le università fino ad arrivare anche alle scuole superiori.

Bisogna sottolineare che, come cantano i manifestanti “questa non è più una protesta, ma è l’inizio di una rivoluzione”. Queste rivolte sono diverse, non sono solo proteste anti-velo e anti-islam, ma un “movimento pro-scelta, femminista e anti-patriarcale”. Infatti è tra le più lunghe in termini di durata e la più grande in termini di partecipazione popolare che ci sia mai stata nel paese. Gli iraniani manifestano contro l’oppressione delle donne, contro la corruzione e la povertà, contro la discriminazione etnica, contro il fondamentalismo religioso, contro la Repubblica Islamica, chiedono invece un paese libero dal dogmatismo religioso e politico in cui prevalgano la dignità umana e la giustizia e dove tutti possano godere di una società equa e non discriminatoria.

Dati statistici

Vengono ricordati i numeri della repressione del regime iraniano: 440 persone uccise, 18059 manifestanti incarcerati, fermati o scomparsi, 62 giornalisti incarcerati e 156 città coinvolte nelle proteste. Queste sono cifre approssimative, perché non esistono dati ufficiali.

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